.. una VITA contro il bullismo!

Missione: “Oscar "NO AI BULLISMI con un aiuto CONCRETO ai GIOVANI" di Crv-ACR -Onlus di fatto
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tp://www.acraccademia.it/NOVITA'.html - http://blog.libero.it/acrcrvdifatto/ svolge un’attività socio-culturale di prevenzione al BULLISMO. -‘dal 1987 ad oggi ”.. combatte le DEVIANZE GIOVANILI-il Cyberbullismo e "Bulli e Bullismo.. Vandali e Vandalismo” con l'OSCAR e crea protocolli d’intesa, tra operatori sociali, Associazioni, e Comitati. Breve Storia del Concorso di poesia/arti e mestieri OSCAR: Nasce nel 1987 a Milano, da un'intuizione di Sergio Dario Merzario, Rio, Semenza, Maderna e altri, prende il via il Concorso "il BAGGESE". Acr, Repo e Paza nel 1999, lo trasformano nel trofeo lombardo ( che nel 2002 diviene TROFEO LOMBARDO LIGURE). Nel 2006 diventa OSCAR Internazionale CONTRO il BULLISMO con il contributo di Sergio Dario Merzario, Ketti Bosco , le biblioteche e l'Unicef Prov. di IMPERIA!” associazione@acraccademia.it ; www.informarexresistere.fr/2013/03/06/lo-storico-alla-grillina-non-ce-fascismo-buono/#comment-306886 acraccademia.it/Acr%20Roma%20pag%206.html acraccademia.it/Il%20Baggese%20pag%207.html
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giovedì 3 marzo 2011

acr/crv.. i giornali.. e i racconti a cura di Rosanna Grallo! 5 Marzo 2011


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  APPUNTAMENTO CON IL DESTINO 
di Rosanna Grallo (Oscar Int. contro il BULLISMO del 2010)

In una calda notte d’agosto, in una località balneare, lungo la scogliera che costeggia il mare, un paesaggio incantevole appare alla vista di chi percorre questo pezzo di costiera. Tutto è meravigliosamente invitante, case arroccate su crostoni di rocce, curve mozzafiato attraversano la litoranea, vegetazione a tratti molto fitta e sotto, il mare, lambisce le rocce corrose dal sale. Sono le quattro del mattino, un gruppo di ragazzi si accinge a ritornare alle proprie abitazioni dopo una notte di divertimenti, sono tutti reduci da una serata trascorsa in discoteca. Le vetture dei ragazzi sono di media e grossa cilindrata, la comitiva era formata da 15 ragazzi: il primo che lasciò la comitiva fu Antonio per motivi di lavoro, dopo fu la volta di Luigi che per noia lasciò il gruppo alle due, verso le tre e mezzo anche Filippo decise di anticipare il rientro insieme a Lucrezia e Marisol, ma quest’ultima, improvvisamente decise di restare e tornare a casa con Marco. A nulla valsero i consigli dell’amica Lucrezia, Marisol fu irremovibile. Quando il resto della comitiva decise di fare ritorno a casa si formarono i gruppi. Su una vettura salirono Anacleto, Giosuè, Marika e Carmela. Sulla seconda vettura presero posto Salvatore, Fabio, Maria, Antonietta e Francesca, Marco e Marisol presero posto su una biposto di grossa cilindrata e partirono per primi. Marco iniziò a guidare aumentando la velocità sempre più, complice il tasso alcolico molto elevato riscontrato nelle analisi del sangue. La vettura correva sempre più sotto lo sguardo attonito degli amici che seguivano domandandosi come mai una velocità così elevata su una strada altamente pericolosa, tutta curve a picco sul mare; ma tutto ciò resterà un mistero senza risposta. All’improvviso l’auto scomparve agli occhi dei ragazzi e in prossimità di una curva la biposto, a una velocità folle di 220 km orari, iniziò a sbandare paurosamente e piroettando su se stessa finì come un proiettile contro una vettura che viaggiava in senso inverso investendola in pieno. L’urto fu terribile, sull’asfalto restarono solo un groviglio di lamiere contorte. Marco nell’urto venne sbalzato fuori dall’abitacolo e al suo posto finì con tutto il sedile Marisol, nonostante fosse legata con la cintura. Ciò non bastò a salvarle la vita. Il povero ragazzo che viaggiava sulla vettura in senso inverso, venne violentemente colpito, nell’urto riportò la frattura e lo spostamento del bacino, alcune costole incrinate, escoriazioni in tutto il corpo e un braccio fratturato. La prognosi fu di oltre quaranta giorni. Le vetture furono quasi totalmente distrutte. Agli occhi dei soccorritori accorsi sul luogo del disastro, si presentò una scena apocalittica. Il primo a prestare soccorso ai ragazzi, fu un medico anestesista, che fortunatamente si trovava in vacanza nella villa proprio di fronte all’incidente. Quando si recò sul luogo, si rese conto che per la giovane Marisol purtroppo non vi era più nulla da fare. La giovane era completamente incastrata tra le lamiere della macchina con il collo rotto, completamente reclinato su un lato, le mani sul viso nell’atto estremo di difendere il volto dal terribile impatto. Il dottor Primavalle, resosi conto della terribile situazione cercò di soccorrere Marco che versava in gravissime condizioni. Quando arrivarono i soccorritori avvisati telefonicamente dal dottor Primavalle, anche a loro la scena che si presentò fu terribile: Marco presentava emorragie interne gravissime, alcuni organi erano irrimediabilmente compromessi, il coma sopraggiunto immediatamente divenne poi irreversibile. Con molta difficoltà i vigili del fuoco tentarono di estrarre il corpo della giovane Marisol, orribilmente incastrato tra le lamiere. Per poterla estrarre dovettero segare le lamiere dell’ auto, le sue gambe, già terribilmente distrutte, vennero ulteriormente maltrattate e il volto fu reso irriconoscibile dal terribile impatto. La povera Marisol era orrendamente sfigurata e ancor più atroce fu cercare di ricomporre quel corpo straziato. Che terribile destino. Quando sul posto giunsero gli amici, la scena che si presentò ai loro occhi fu terribile: urla raccapriccianti, scene di panico, non si davano pace per quanto era accaduto. Molti ragazzi si sentirono male e dovettero essere sedati, ad altri venne in soccorso la moglie del dottore distribuendo acqua e zucchero. Nel frattempo il povero ragazzo sopravvissuto, si lamentava fortemente per le sue lesioni e seppure non in pericolo di vita le sue condizioni erano pur sempre gravi. Dopo il difficile compito dei soccorritori quello che si presentava era decisamente forte, anche il giovane dell’altra vettura venne soccorso e portato in ospedale. A questo punto, la parte più difficile che nessuno voleva affrontare, era dare la notizia ai parenti che recatisi sul posto volevano vedere i loro congiunti ed erano in cerca di una spiegazione di quanto accaduto. Non riuscivano a capacitarsi e inebetiti cercavano una risposta tra i presenti. Un lungo silenzio scese sul luogo del disastro, troppo lungo da sopportare, rotto solo dall’arrivo della madre della giovane Marisol, che alla vista di quello che restava dell’auto e di quel corpo coperto da un lenzuolo, cadde in un pianto disperato. Quella donna voleva solo risvegliare la figlia con il suo pianto, voleva solo cullarla tra le sue braccia ma non le fu possibile, i carabinieri la fermarono. Era impossibile vederla, soprattutto per una madre. Povera ragazza orrendamente offesa nel corpo. Lei, la madre, arrivò nella pia speranza di trovarla viva, per telefono le dissero solo che era successo un grave incidente dove sua figlia era rimasta coinvolta riportando gravi ferite. Nessuno era riuscito a dire alla madre che la sua fanciulla era morta nel tremendo impatto. La fanciulla venne portata direttamente all’obitorio dell’ospedale, quella mattina su tutto il paese regnava un silenzio innaturale, anche il sole piangeva, era triste e i suoi raggi non riscaldavano, sulla costiera aleggiava qualcosa di strano. In tutto il paesino venne decretato il lutto cittadino per tre giorni, il paese si spense, i locali aperti ma senza musica, i pub aperti ma con insegne e luci basse, anche in spiaggia cessò di colpo la musica, in piazza vennero sospese tutte le manifestazioni in calendario, anche le luci per un po’ vennero abbassate, tutto il paese partecipò al dolore dei congiunti. Il giorno dei funerali partecipò tutto il paese per primi vennero celebrati quelli di Marisol una bara bianca, con un cuscino di fiori delicati come la fanciulla, per tutto il paese sfilò la bara portata a spalla dagli amici e, al passaggio nei vicoli dove solitamente si soffermava con gli amici, un lungo applauso la salutò. Il giorno dopo vennero celebrati i funerali di Marco, anche per lui partecipò tutto il paese, anche per lui come per Marisol, gli amici e le amiche indossarono una maglietta nera in segno di lutto e portarono la bara bianca sulle spalle con un cuscino di rose bianche e iris gialli. Quando gli amici iniziarono il corteo con la bara in direzione del cimitero, nella piazza principale si levò un urlo, tutti tacquero, fecero roteare la bara sulle spalle e un lungo applauso lo salutò per ben due volte, tutta la strada per entrambi i funerali fu tappezzata di fiori bianchi e tanti messaggi lasciati da amici conoscenti e sconosciuti. Ora le due bare riposano nel piccolo cimitero di paese, arroccato sulle rocce a picco sul mare. L’infrangersi delle onde sulle rocce, il vento che si insinua tra i cipressi sembra canti una nenia, per rendere più sereno il loro lungo sonno. Tutto è tornato come prima, la scogliera è tornata ad essere oggetto di sfide da parte di tanti giovani, che, per evadere dalla noia la sfidano dopo una serata di allegri bagordi. Un mistero o leggenda aleggia tutto intorno, si racconta, che quando un giovane o una ragazza oltrepassino pericolosamente la velocità, dal nulla si alzino due nuvole che rallentano dolcemente la vettura e in un soffio volano via pensando che un’altra vita è stata salvata.
Questo racconto è dedicato alla memoria di due giovani precocemente strappati alla vita in una notte d’estate dopo aver bevuto e creduto di riuscire a sfidare il destino correndo su una strada che li aveva fatti incontrare e perdersi allo stesso tempo. I nomi e i luoghi per motivi di privacy sono stati opportunamente cambiati ed ogni riferimento è puramente casuale.
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